GIALLO È IL VERSO DEL MATTINO - Rosita Matera, IVVI Editore

GIALLO È IL VERSO DEL MATTINO - Rosita Matera,  IVVI Editore
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mercoledì 27 marzo 2019

Like the road




" Quando osserviamo la strada da una finestra, ecco che essa ci appare distante, magari più ampia, a tratti impervia, e mentre ci si allontana dal punto di osservazione,  pare che una nuvola di luce l' avvolga  fino ad  inghiottiottirla in un punto che scompare all' orizzonte. Ma se proviamo a correre  riversandoci in essa, ecco che la strada all'improvviso sembra venirci incontro, accogliendoci  quasi in un abbraccio che ci spinge ad andare avanti, a  proseguire, per capire cosa ci aspetta al prossimo passo. Ed ecco che ci accorgiamo di quanto la strada assomigli alla vita. Entrambe ci appaiono diverse in  base al nostro punto di osservazione,  e soprattutto al modo in cui noi le viviamo, e alla dose di curiosità ed entusiasmo che investiamo in ogni nostro passo."
             Rosita Matera, 2019 (Like the road)

L' uomo, il sogno, la libertà

Un uomo che vive senza un sogno è come un uccello in gabbia che non ha mai provato l'ebbrezza del volo.
Rosita Matera
 17 settembre 2017
Sogni - da PensieriParole.it <https://www.pensieriparole.it/aforismi/sogno/>

Fotografia di Izis Bidermanas

Tempo e modo

Il tempo è ciò che abbiamo di più prezioso ma è ancor più prezioso il modo in cui lo utilizziamo.
Filosofia - da PensieriParole.it <https://www.pensieriparole.it/aforismi/filosofia
Fotografia di Izis Bidermanas

sabato 23 marzo 2019

Un uomo raccoglie









Non  crederci
se ti diranno
che ogni giusta azione

è una manciata di polvere al vento,

che ogni sorriso è un fiore strappato
dal grande prato dell'indifferenza.

Tu non credere se ti diranno
che chi compie il proprio dovere
è solo schiavo della propria coscienza,
e arriva lontano solamente
chi riesce abilmente a ingannare.

Non credere mai a chi ti dirà
che chi corre veloce batte perfino il tempo
e lo possiede perché lo mastica subito
senza nemmeno sentirne il sapore.

Non credere mai che l'impegno non conti
e che il sudore non crei vera fortezza
perché è proprio lo sforzo che impieghi
che crea l'uomo o il malfattore.

Non credere mai che nella vita
conti solo la forma esteriore,
persino il fiore, seppure bello,

deve allungar la radice per bere.


E la fortuna, umorale chimera,
a volte decide di esserti accanto,
ma a volte tradisce più di un amico
che dice di amarti e poi si vende per niente.

Tutto ritorna a chi compie un'azione
come goccia che scorre in una grotta profonda
in cui defluisce solo l'acqua che ha dentro,
in un'eco antica che racconta la storia
di un uomo che raccoglie solo ciò che ha donato perché sa che dal cielo piove sempre
solo l'acqua che lui ha versato.

 5 febbraio 2015

mercoledì 20 marzo 2019

Volere volare


Non tutti i bruchi si trasformano in farfalle 
ma soltanto quelli che sanno accettare la trasformazione come una necessità, hanno fiducia nel loro destino, e riescono già  a sentire le ali spuntare sul loro tenace dorso.

                                                 Rosita Matera

martedì 19 marzo 2019

Padri e figli





 La figura del padre è simile a quella
di un albero, che conosce i suoi frutti ancor prima che nascano, li ama perché parti di sé, e nonostante il forte legame che li unisce, ad un certo punto, lascia che si staccchino affinché compiano il loro viaggio nel mondo.               
                                                   Rosita Matera

AFORISMI

domenica 17 marzo 2019

sabato 16 marzo 2019

Il primo sorriso

La gioia era un soffio di colori che un giorno, cadendo sulla faccia 
della Terra, creò la luce abbagliante del primo sorriso.


                                         Rosita Matera



venerdì 15 marzo 2019

Felicità, stelle ed altre storie

La felicità è un salto che compiamo per amore: amore per la vita, per un sogno, per noi stessi o per un sorriso nato per caso. E nel preciso istante in cui facciamo quel salto che raccogliamo stelle per illuminare il nostro cammino.                                        

                                                    Rosita Matera


Pioggia (Rain)

Nei giorni di pioggia vediamo solo l' uggia del tempo abbattersi sui vetri delle finestre, ma ci accorgiamo della sua utilità  solo quando fiorisce l' albero.        
                                                  Rosita Matera
                                 

martedì 12 marzo 2019

La preghiera dell' albero


Dipinto di Vincent Van Gogh

Verso un cielo bianco
d'uggia incerta,
rami secchi s'inerpicano
sui gradini del sole

battuti, provati,
e da tempo già muti
ma brucianti di vita
nella scorza ritorta.

Come dita protese
i rami spogli sul tronco,
danzano inerti
imploranti di Vita.

Mi par di sentire
la loro voce che vibra,
parole sommesse
che il vento echeggia e sospira:
è la preghiera dell'albero
che desidera nascere ancora.

E quel vento
che ora carezza
ed ora flagella
e non da tregua col suo vortice lento,
ora si strugge per l'albero vecchio
che soffre mandando iperboli al cielo.

Ma dal ramo più freddo e ricurvo
che ha saputo perdonare percosse
è sgorgata una lacrima verde
gemma di vita
che prepotente scioglie
il cuore ferito del gelido inverno.

E nella radice ruggisce un fuoco nuovo,
si schiude il cielo
ed è già primavera. 

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lunedì 11 marzo 2019

Lassù c'è un cuore indecifrabile


Fotografia di Rosita Matera

C
ome voler contare le stelle del firmamento per racchiuderle in un barattolo
Come voler trattenere tutti i granelli di sabbia nella mano stretta a pugno
Come il viaggiatore errante che percorre tutte le strade, palmo a palmo, senza mai sentirsi a casa
Come un giocatore che ha dimenticato lui per primo le regole del gioco
e le cerca invano, in qualche sperduto angolo di mondo
 
Come quell'angelo che ha dimenticato il profumo del Paradiso
e per questo non sa più spiccare il volo
Come l'indovino che crede di vedere tutto
senza conoscere la propria anima
Come qualsiasi uomo che voglia possedere ogni cosa sotto questo cielo
senza aver mai conosciuto la bellezza di un cuore innamorato...
così è chi vuole governare la Vita e le sue regole, quadrando il cerchio che sul foglio non riesce.
La vita è lieve abbandono,
 un volo verso la cieca corrente di un vento sconosciuto,
che non ha volto, non ha occhi,
ma lassù ha un cuore indecifrabile.
Rosita Matera,
 23 marzo 2018
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venerdì 8 marzo 2019

Conosci te stessa (gnōthi seautón)


                   Dipinto di Sir Lawrence Alma Tadema

L' anno scorso ho avuto modo di partecipare al Concorso Nazionale "Rina Gatti", dedicato all'universo femminile in tutte le sue sfaccettature. In occasione dell' 8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, volevo farVi cosa grata coinvolgendoVi in questo progetto a cui ho preso parte con vera gioia.
Questo racconto breve ha lo scopo di far riflettere sul ruolo della donna nel corso della storia,  sulla voglia di libertà e di affermazione che NON deve mai essere messa da parte, ma  deve rappresentare il perno centrale della vita di ogni donna di ogni tempo, spazio, luogo o condizione. Lo dedico ad ognuna di voi con tutto il cuore,  sperando  riflettiate insieme a me sulla importanza dei sogni, delle aspirazioni, dei desideri, che a volte, con forza e perseveranza, possono diventare realtà. Come affermava Walt Disney: 
"Se puoi sognarlo puoi farlo. Non smettere mai di credere nei sogni."
Vi auguro una buona lettura.

La luna, quella sera, brillava nel cielo in tutto il suo chiarore, riflettendo la sua luce sulle colonne di pietra rosa. Tutti brindavano intorno al fuoco, tranne me. Preferivo starmene in disparte, sui gradini dell’anfiteatro, ad ascoltare l’eco dei sassi che lanciavo un po’ per gioco, un po’ per rompere il silenzio e smaltire il mio malumore. Mi chiedevo per quanto tempo avrei dovuto vivere in quel tumulto di speranze e timori, di domande senza risposte, di silenzi  imposti dalla sorte. E fu in quella miscellanea di sensazioni che sentii balenarmi nel cuore un guizzo, una scintilla, una grande verità: non avrei mollato.
Passeggiando sotto il porticato, i miei occhi si posarono su una iscrizione incisa su una vecchia fontana “Ricordati di osare”.
Tra le ombre della sera, sgattaiolai di soppiatto verso casa con quel passo veloce e leggero che assumevo quando sentivo scorrermi nel petto il fiume della speranza. Con un balzo deciso superai il muretto a secco, imbrigliando il lembo del vestito attorno alle radici sporgenti degli ulivi. A quanto pare la mia ombra si allungò più del dovuto, stagliandosi sulla fiamma dei falò. Tutti si girarono verso di me, fissandomi con aria di sfida. D’improvviso mi sentii diversa, ed una fiamma ardente divampò nel petto, illuminando il mio sguardo. Non avevo più paura.

Il progetto era pronto, sulla carta, sulla pietra, nei miei sensi, nei miei pensieri. Desideravo con tutta me stessa che quel lavoro, a cui  stavo dedicandomi con tanta passione, fosse preso in considerazione dal capo progettista. Avevo costruito qualcosa di meraviglioso e rivoluzionario, e di questo ne andavo fiera. Ma l’ostacolo più grande da superare era il pregiudizio degli uomini, che spesso schernivano le mie idee, non apprezzavano, non consideravano, non capivano.
Persino mio padre mi aveva relegata al difficile e subalterno ruolo di donna di casa, remissiva ed ubbidiente, a cui era concesso di uscire di casa soltanto in caso di matrimonio, festa religiosa o nascita di un figlio, (possibilmente maschio!) donna a cui era concesso soltanto di suonare il cimbalo, la cetra e l’aulos, o  al massimo, di tessere tutto il giorno la tela, senza poter mai discutere di nient’altro che non fosse strettamente legato alle mura domestiche. Socrate, mio amico da sempre, più volte mi aveva invitata a riflettere che la bravura non appartiene solo agli uomini ma anche alle donne, alle persone tutte, senza alcuna distinzione, come amava spesso dichiarare, sorridendomi fiducioso.
“ Il nous, l’intelletto, è un dono che non va represso ma coltivato, come una pianta che deve affiorare in superficie, altrimenti la terra tutta ne soffrirebbe ”  soleva ripetere a tutta l’assemblea. La filosofia della maieutica mi aveva aiutata a scoprirmi coraggiosa ed autentica, a formarmi e a capire cosa volessi veramente dalla vita.

Il tiranno Pericle aveva bandito una gara  rivolta a tutti gli artisti ed architetti del Peloponneso: chi fosse riuscito ad impreziosire il tempio della dea Atena con statue, bassorilievi o colonnati di gran pregio, avrebbe vinto una parte del tesoro di Delo. Inoltre al vincitore sarebbe stato conferito il titolo di “artista ufficiale della città di Atene e del Peloponneso”,  tra grandi onori e rami di lauro d’oro.
Il tiranno non si fece attendere, ed un giorno, quando nessuno se lo aspettava,
piombò con i suoi uomini presso il cantiere del tempio. Tutti gli artisti, architetti e progettisti mostrarono con orgoglio i loro disegni, che Pericle osservò con  grande perizia. Guardai la scena da lontano, seduta in fondo ai gradini dell’anfiteatro e, pur non volendo, ascoltai i discorsi di Prassitele e Fidia. I due stavano confabulando qualcosa di poco chiaro; notai che il loro tono di voce all’improvviso si fece sommesso. Avvicinandomi con circospezione appurai ciò che stavano complottando:
 il giorno dopo  avrebbero posizionato sei  giganteschi telamoni, all’insaputa di tutti coloro che partecipavano alla gara d’appalto. In un primo momento fui assalita da un senso di rabbia e di sconforto. Tuttavia sentii salirmi lentamente nell’animo una piacevole sensazione di rivalsa.  Mi era appena balenata un’idea che avrebbe ribaltato la situazione a mio favore…

Tempo prima avevo nascosto il mio lavoro nei depositi sotteranei del laboratorio di scultura di Prassitele, dove lavoravo oramai da anni, all’insaputa di tutti, tranne del capomastro; lì, avevo disposto trecento pezzi da assemblare in un certo ordine numerico, tale da ottenere uno spettacolare risultato, unico nel suo genere. Si trattava, tuttavia, di una tecnica sperimentale, mai utilizzata prima, di cui mi assumevo il rischio, con tutte le conseguenze del caso. Avevo, però, bisogno di  numerosi collaboratori per poter montare i pezzi ed ottenere il risultato sperato. Dovevo agire subito, per poter battere sul tempo tutti quelli che pensavano di avere ormai la vittoria in pugno.
Alcune ore prima, Pericle ed il Consiglio dei Sette Savi si erano riuniti in gran segreto, per decretare il vincitore della gara. Il filosofo Socrate, con tono fermo ed imperturbabile,  fece qualche velato riferimento ad un interessante progetto portato avanti da una donna. Da subito, il Consiglio, andò su tutte le furie; l’idea fu giudicata scandalosa ed inconcepibile, da insabbiare quanto prima.
Pericle impose perentoriamente che nessuno in futuro avrebbe dovuto più parlarne, pena l’esclusione sociale o l’esilio.
Appresa la notizia, capii che non era più tempo di pensare ma era giunta l’ora di agire. Decisi allora di chiedere aiuto a Socrate, l’unico uomo che credesse in me e nelle mie capacità. Unendo le nostre forze, riuscimmo a dare inizio ad una grande catena solidarietà, radunando, nel giro di una notte,  tutte le donne di Atene, Sparta, Micene, Carie, Coos, Argo, Gortyna, Lindos e Larissa. Il buio fu d’improvviso illuminato da una lunga fiaccolata, intensa come un fiume, ed ardente come la voglia di riscatto di tutte le donne ghettizzate e sottostimate dal contesto maschilista, accecato da pregiudizi ed innata supremazia. Ci mobilitammo insieme, e con l’utilizzo di  funi, carrucole, ganci e tronchi d’albero, riuscimmo a spostare e sollevare tutti i blocchi di pietra presenti nel deposito. Lavorammo con solerzia, ma sempre con il sorriso e la consapevolezza di chi sta per cambiare il corso della Storia. Seguendo un ordine metodico e preciso riuscimmo, pian piano, ad assemblare i vari pezzi come in un minuzioso mosaico che, ultimato, mostrò la sorprendente immagine di sei imponenti ed incantevoli statue, che, per la prima volta, riproducevano l’immagine femminile. Non più colonne e capitelli, ma donne orgogliose, libere, fiere di essere, di esistere, di brillare per bellezza e proporzioni, per armonia e semplicità, con il viso rivolto all’eternità e le gambe poste, l’una verso il presente, e l’altra  verso il futuro. Donne con lo sguardo orientato alle nuove generazioni, a cui sarebbe giunto il loro messaggio di dignità, forza ed intensa solidarietà femminile. Volli chiamarle Cariatidi, in onore delle ‘donne di Carie’, città del Peloponneso, in cui vivevano solo donne in situazione di schiavitù: per questo ritenni opportuno che venissero raffigurate finalmente come simbolo di ritrovata libertà.
Il giorno dopo ognuno, contemplando la maestosità dell’opera, pensò ad un evento soprannaturale e al prodigioso intervento della dea Atena. Il buon Socrate, in cuor suo, pensò che era giunto il momento di  rivelare a Pericle la reale versione dei fatti: che proprio Tyche, la sua seconda e ribelle figlia, aveva realizzato le sei Cariatidi che reggevano ed adornavano l’Eretteo del tempio della dea Atena!
Di fronte a tale verità, il mio tirannico padre rimase fortemente perplesso sulle mie reali potenzialità, avendomi, da sempre, considerata  “solo una donna.”
Dopo lunga riflessione e dettagliate indagini sulla faccenda, mio padre fu costretto ad ammettere che anche noi donne siamo in grado di realizzare grandi sogni. Fu così che decise di offrirci maggiore possibilità d’espressione, di  tutelarci con leggi capaci di restituirci quella tanto ambita dignità, e quell’agognato decoro, negato in secoli di oblio. Da quel momento, egli, si aprì ad idee innovative, più moderne e coraggiose, a metodi politici meno restrittivi e poco autoritari.
Inoltre decise di liberare dalla schiavitù tutte le donne della città di Carie, a cui si aggiunsero  molte altre città- stato e colonie sotto la sua egemonia.
Infine organizzò una grande cerimonia, in cui fui da lui stesso incoronata  “artista ufficiale del Peloponneso”. Gran parte del tesoro di Delo, ricevuto in dono, volli destinarlo all’Associazione “Amiche solidali nella Libertà”.
Per la prima volta nella mia vita  mi sentii finalmente soddisfatta, e libera di poter  essere semplicemente me stessa.
Tuttavia c’era ancora qualcosa che mancava al puzzle per poter essere completo, qualcosa che nel cuore brulicava facendo rumore. Un rumore che  aveva un nome ben preciso: riconoscenza. Per questa ragione, decisi di donare a Socrate il Lauro d’Oro, poiché senza di lui non sarei mai riuscita a realizzare una impresa  tanto complessa ed ardua.
Ma lui, con la sua innata umiltà non tardò ad affermare: “Questo Lauro lo meriti pienamente, perché vale più di ciò che rappresenta. Non è soltanto un premio alla tua creatività, ma soprattutto al tuo coraggio, alla tenacia dimostrata, all’amore per le idee, all’inizio di un nuovo e luminoso percorso in nome della libertà e  della parità dei diritti tra uomini e donne. Ma il dono più grande che il Cielo e questi preziosi rami ti hanno concesso è quello di amare e conoscere te stessa”.



venerdì 1 marzo 2019

Meraviglioso


Semplicemente donna


La bellezza di una donna è simile al profumo dei fiori che, inebriando con la sua fragranza, continua a scorrere nel nastro dei sogni.
Benessere e bellezza - da PensieriParole.it <https://www.pensieriparole.it/aforismi/benessere-e-bellezza/>

Rinascita

Amare è rinascere: solo chi è in grado di spingersi oltre sé stesso può germogliare e rinascere.           
                 Rosita Matera 

In fondo al silenzio


"In fondo ad ogni silenzio esiste un suono.
In fondo ad ogni suono vi è un silenzio.
Ed è in fondo ad ogni suono e ad ogni silenzio
che abita il nostro spirito."

Rosita Matera, 1 marzo 2019




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